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Metro 2033

Metro 2033 - Dmitry Glukhovsky, Cristina Mazzucchelli Nelle prime 100 pagine non succede quasi niente e il racconto si perde tra numerose descrizioni, fredde e poco coinvolgenti, di luoghi, personaggi e avvenimenti: dopo avere letto qualche pagina viene voglia di fare qualcosa d'altro, bisogna sforzarsi per continuare a leggere.
Superata faticosamente la parte iniziale, piuttosto noiosa ma forse utile per caratterizzare i personaggi e il mondo in cui vivono, il racconto inizia a diventare un po' più appassionante, ma non più di tanto.

Il problema è che moltissime pagine mi sembrano occupate da materiale di riempimento, come se l'autore dovesse per forza scrivere almeno 600 pagine, prolungando in modo forzato una storia che poteva occupare un terzo del libro. Ad esempio, l'immancabile descrizione dei sogni fatti dal protagonista; i lunghi dialoghi tra personaggi, più o meno strampalati, su tematiche vagamente esistenziali e filosofiche; i frequenti racconti di leggende e di avvenimenti bizzarri e stravaganti relativi alla Metro. Raramento ho trovato interessanti queste parti, che spesso ho saltato passando al punto successivo.

La lettura prosegue, stancamente, nell'attesa che accada qualcosa e che il raccontro entri nel vivo, ma per questo bisogna aspettare il capitolo 13, a circa due terzi del libro.

Apprezzando questo genere di letteratura, mi entusiasmava l'idea di un libro che descrive la vita dei gruppi di sopravvissuti ad una catastrofe nucleare, che hanno trovato rifugio all'interno delle stazioni sotterranee della Metro.
Tuttavia, mi risulta molto difficile accettare l'idea che questi gruppi si siano strutturati ognuno secondo una delle ideologie del passato, o meglio su una caricatura delle stesse. Ci sono ad esempio comunisti, nazisti, capitalisti, testimoni di Geova, satanisti, gruppi organizzati secondo il sistema di caste usato nell'antica India e infine addirittura dei cannibali guidati da sacerdoti fanatici; ognuno di questi gruppi è contraddistinto dalle sue credenze più o meno fanatiche e ridicole.
Era necessario inserire nella trama tutte queste assurdità? L'autore probabilmente voleva mostrare il tentativo del genere umano di dare un nuovo significato alla propria sopravvivenza, trovando conforto in culti religiosi o in forme di governo particolari. Tuttavia per descrivere questo processo sarebbe stato più che sufficiente un capitolo, senza inventarsi queste improbabili nuove civiltà comuniste, naziste o cannibali, senza questa parte il racconto avrebbe guadagnato in realismo.

Ho apprezzato maggiormente la parte finale del libro, più ricca di azione e avventura, e le occasionali parti tendenti al genere horror, come la descrizione della paura del protagonista mentre da solo e disarmato attraversa, nel buio e nel silenzio, una galleria della Metro potenzialmente popolata da creature ostili.
Tuttavia, la paura che riesce a trasmettere il libro è ben poca cosa. Alcuni anni fa è stato pubblicato un videogioco ispirato dal libro, ormai disponibile a basso costo; quello sì che riesce a trasmettere la paura in modo efficace. Anche se il videogioco Metro 2033 in alcuni punti è frustrante tanto quanto il libro (con l'aggravante che non si può saltare al punto successivo), non si può negare che il gioco sia riuscito ad esprimere in modo eccellente l'atmosfera horror e post apocalittica del libro.